Peter Piek, che in realtà si chiama Peter Piechaczyk, è un artista tedesco poliedrico ed eclettico.
Oltre a cantare, questo è il suo terzo disco, dipinge. A Lipsia, inoltre, ha fondato la comunità artistica PPZK.
Dotato di una voce, che è in perenne falsetto, collocabile tra Thom Yorke, Bon Iver e Sufjan Stevens in
“Cut out the dying stuff” utilizza il linguaggio di un pop-folk acustico ed avvolgente.
I brani hanno tutti un tocco morbido ed avvolgente, con delle varianti, come il saltellante rock dolce
e saltellante di “If this is the end” o il pop scarno e cadenzato di “Girona”, passando per le evocazioni
suscitate in “Leave me alone” o la romantica “(Ti O O)”. Piek gira molto, infatti, ha fatto oltre 500 concerti tra
Europa, Cina e Stati Uniti.